Le ragioni di questo immobilismo (al netto del fatto che è pur vero che si smuovono legittime rivendicazioni di categoria) riposano essenzialmente (a mio modestissimo avviso) sulla paura -individualmente patita da ciascun Senatore od Onorevole della Repubblica – di salire su un Taxi nelle prossimità delle aule parlamentari o della stazione di Roma-Termini; paura, se non di essere linciato, di dover affrontando la sequela di “male parole”, che l’operatore di turno gli riserverà, non appena il malcapitato parlamentare sia stato riconosciuto o (per inesperienza da debuttante) abbia dichiarato la propria condizione.
La tragicomica condizione di chiusura del mercato dell’ “Autotrasporto non di linea” ed il D.L. 143/2018
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