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Gli orari di lavoro degli ortomercati italiani

I Mercati ortofrutticoli all’ingrosso italiani rappresentano un importante player nel settore agroalimentare ed un affidabile main contractor nel comparto dei servizi e delle infrastrutture. I Mercati, 142 in tutto il territorio nazionale, rappresentano le più grandi strutture logistico-distributive italiane nel settore del fresco, agendo come punti nevralgici all’interno della filiera.

Queste strutture, all’interno delle quali circola circa il 60% dei prodotti ortofrutticoli italiani, svolgono una funzione fondamentale per tutti gli attori della filiera: per i produttori, che rivendono i loro prodotti agli imprenditori dell’ingrosso; per i dettaglianti, che acquistano dai grossisti per rivendere la merce sul mercato; per i consumatori finali, che ottengono così la possibilità di scegliere fra una vasta gamma di prodotti, diversificati, controllati e di qualità.

La rilevanza delle funzioni  dei Mercati per il settore agroalimentare si evince chiaramente dai dati relativi alla realtà complessiva di questi attori. Le aziende degli operatori grossisti operanti in queste strutture registrano un fatturato di 13 miliardi di euro, mentre i quantitativi di merce che circolano al loro interno si attestano intorno a 11 milioni di tonnellate all’anno. Se consideriamo inoltre il totale degli addetti che operano in queste realtà, sono circa 42 mila i lavoratori presenti in tutto il territorio nazionale.

Nello specifico, i maggiori mercati italiani sono il C.A.A.T di Torino, So.ge.mi di Milano, Veronamercato spa, il CAAB di Bologna, il Mercafir di Firenze, il CAR di Roma e il C.A.A.N di Napoli, i quali sono associati a Italmercati, la Rete di Imprese costituita dai principali Centri Agroalimentari e Mercati all’ingrosso italiani. Il fatturato delle aziende operanti al loro interno si aggira intorno ai 6 miliardi di euro, con circa 5.000.000 accessi annui e 14.000 operatori.

Le attività svolte nei Mercati sono rivolte sia verso il mercato interno, ma anche verso l’estero. Infatti alcune realtà destinano una parte consistente dei loro quantitativi alla voce delle esportazioni, ad esempio Padova (il 55%), Milano (15%), Udine (8%) e Verona (5%), intraprendendo costantemente rapporti commerciali con buyers europei ed internazionali.

Sull’argomentio è stato organizzato a Roma il convegno, presso la sede nazionale di Confcommercio, da Fedagromercati “Dalla notte al giorno, un nuovo orario per il futuro dei centro agroalimentari e dei mercati all’ingrosso“, un’occasione per discutere di un tema di grande importanza per l’intero settore: gli orari di lavoro degli ortomercati italiani.

Ad aprire i lavori del convegno è stato il saluto del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: “Fedagromercati alimenta tante altre realtà del sistema della nostra confederazione, è un anello di raccordo nella filiera agroalimentare e nella tutela dei consumatori.

Il tema degli orari è molto importante e sentito: il compito sindacale di Confcommercio è difendere gli interessi che rappresentiamo, è una missione chiara ma non banale perché dobbiamo mettere insieme istanze diverse e rappresentarle davanti alle istituzioni. Una conferma una volta di più del ruolo fondamentale dei corpi intermedi. Un altro aspetto è quello del cambiamento e dell’innovazione nei nostri settori: dobbiamo essere capaci di intercettare i cambiamenti e interpretare le realtà che cambiano. E’ importante – ha concluso Sangalli- avere la pazienza di riflettere e il coraggio di confrontarsi”.

Il presidente di Fedagromercati, Valentino Di Pisa ha messo in risalto l’importanza del passaggio degli orari dalla notte al giorno per i centri agroalimentari: “E’ un percorso che la nostra associazione deve assolutamente compiere.  Secondo Di Pisa, “Il cambio degli orari è una scelta strategica per far ripartire la filiera. A gioco lungo ci saranno ritorni positivi”.  “Passare all’orario diurno – ha detto Di Pisa – permetterebbe di dialogare in modo più costante e continuo con la media e grande distribuzione, creando nuove opportunità di business per gli imprenditori all’ingrosso”. Il presidente di Fedagromercati ha poi sottolineato l’importanza del confronto: “Sul tema degli orari vogliamo avviare un confronto con tutti gli attori della filiera”.  “Anche Il direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma, Fabio Massimo Pallottini ha sottolineato l’importanza di un confronto a livello nazionale sul tema. “Per il mercato di Roma il bilancio è positivo, abbiamo tenuto bene anche con la crisi economica. Non sarebbe male se riuscissimo ad accompagnare un progetto di questo genere con un generale ammodernamento delle strutture”.

Secondo la presidente di Fida, Donatella Prampolini, “il tema degli orari è molto sentito e per molti il cambiamento è difficile. Il settore dell’ortofrutta nel dettaglio deve affrontare tante difficoltà come il calo generalizzato dei consumi e il problema dell’abusivismo che ci toglie fette di fatturato importanti. Per i nostri punti vendita oggi il cambiamento degli orari dalla notte al giorno nei mercati generali non sarebbe possibile: ci sono problemi legati alla logistica e alla gestione del punto vendita. Credo tuttavia – ha concluso Prampolini – che alcuni aspetti della proposta di Fedagromercati siano da prendere in considerazione”.  Il presidente della Fiva, Giacomo Errico: “Se i mercati si facessero di pomeriggio si potrebbero intercettare tutti quelli che vanno a lavorare, resta il fatto che sembra purtroppo che ci stiamo modulando sulle volontà della grande distribuzione”. “Se da un lato per i grossisti il cambio degli orari dalla notte al giorno può essere un vantaggio per noi ambulanti ma anche per i dettaglianti rischia di essere un loro problema l’approvvigionamento quotidiano”. I lavori del convegno sono terminati con l’intervento di Luca Bianchi, Capo Dipartimento delle politiche competitive e della qualità agroalimentare del Mipaaf: “Dobbiamo fare un ragionamento più strategico  sull’intera filiera e non solo fermarci alla discussione sugli orari. Dobbiamo coinvolgere tutti gli attori della filiera in un discorso sulla tutela del prodotto di qualità e soprattutto del consumatore finale”.

 


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