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Stop alle pratiche scorrette nella filiera agroalimentare

La Repubblica – Affari FinanzaRosaria Amato –  In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Divieto di ritardo nei pagamenti per i prodotti alimentari deperibili, di annullamenti di ordini con breve preavviso, vietate le vendite attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, forte inasprimento delle sanzioni: sono alcune delle norme della legge di recepimento della Direttiva Ue 2019/633 contro le pratiche commerciali scorrette nella filiera agroalimentare. Dopo il via libera del Senato alla legge delega, adesso si attende quello della Camera, e poi il governo dovrà provvedere alla normativa di dettaglio. Considerato che le norme Ue entrano comunque in vigore il 1° novembre 2021, la direttiva dovrà essere recepita dalla nostra legislazione entro il 1° maggio. Tempi abbastanza stretti, dunque, e così le organizzazioni imprenditoriali interessate al provvedimento hanno deciso di far sentire la propria voce. Qualcuno, come Coldiretti, lo ha fatto per proprio conto, mentre sul fronte industria di trasformazione alimentare e grande distribuzione si è registrato un inedito intervento a sette che vede come protagonisti sul fronte dei produttori Centromarca, Federalimentare e IBC – Associazione Industrie Beni di Consumo, e sul fronte della grande distribuzione Federdistribuzione, ANCC-Coop, ANCD-Conad e ADM – Associazione Distribuzione Moderna. «I nostri suggerimenti al legislatore sono tesi a dare forza ed efficacia alla normativa. – spiega Francesco Mutti, presidente Centromarca – In particolare in materia di ambiti di applicazione, riservatezza, sanzioni, soggetto deputato al controllo e modalità di conciliazione». «Si tratta di un accordo importante – conferma Marco Pedroni presidente ADM – perché per la prima volta tutto il mondo distributivo e quello industriale si pongono con la medesima impostazione di fronte al legislatore. Tra i caposaldi dell’accordo va segnalato la forte volontà di contrastare l’illegalità e le pratiche sleali da qualunque parte provengano, con un concetto di reciprocità che tutela tutti i comparti interessanti indipendentemente dal loro ruolo e dal loro peso economico». Le sette organizzazioni chiedono in via preliminare che le nuove norme vengano applicate «a tutti i soggetti della filiera senza limiti di fatturato», che a vigilare sull’applicazione della normativa venga individuato «un soggetto super partes rispetto ai diversi comparti interessati», che venga approfondita la possibilità di «opportune modalità di conciliazione», e venga garantita «la riservatezza in eventuali fasi istruttorie», e infine che le sanzioni siano certo «commisurate alla gravità dei fatti», senza però compromettere «la continuità delle imprese e il loro equilibrio economico». Il testo licenziato dal Senato individua l’Autorità super partes di controllo, che in base alla normativa vigente (l.1/2012, art.62) è attualmente l’Antitrust, nell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. Decisione apprezzata in particolare da Coldiretti, che però chiede anche di modificare la norma sulle vendite sotto costo: «Si dispone che solo nel caso in cui si scenda sotto il 15% rispetto ai costi medi di produzione risultanti dall’elaborazione Ismea si possa riscontrare concorrenza sleale. – spiega Stefano Masibi, responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti – Ma per un agricoltore questa percentuale può essere eccessiva, spesso bastano pochi centesimi per metterlo fuori mercato»


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