Roma premi doppi rispetto ai piccoli Comuni

Il sole 24 ore
4 Ottobre 2021
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l Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Sono enormi le sperequazioni tra i dipendenti pubblici nel salario accessorio e nell’incentivazione della premialità. Nel trattamento accessorio tra i vari comparti c’è il 240% di differenza tra gli enti pubblici non economici e gli enti locali nella premialità; all’interno del comparto delle funzioni locali tra le regioni e le camere di commercio, da una parte, e i Comuni dall’altra la distanza è del 60% per il totale del salario accessorio e quasi al 300% per la premialità; tra i Comuni la differenza è di circa il 60% a livello di aggregazione regionale e del 45% a livello di dimensioni demografiche. Le differenze tra i Comuni non sono attribuibili a volontà contrattuali o legislative, ma a fattori casuali legati alla evoluzione dei fondi per la contrattazione decentrata dai lontani anni 80 ad oggi. Tutto ciò, oltre alla presenza di una vera e propria giungla nella determinazione del salario accessorio, costituisce una delle ragioni per cui le risorse destinate alla premialità sono complessivamente ridotte.

Il quadro emerge dal focus n. 24 del conto annuale del personale della Ragioneria Generale dello Stato (Sole 24 Ore del 1° ottobre). Le cifre sono sconvolgenti anche per gli addetti ai lavori, perché la dimensione delle differenze era assolutamente inimmaginabile. E obbligano a ripensare alla radice le strategie seguite fin qui. Basti pensare al tetto al salario accessorio, che determina la permanenza dello squilibrio e al fatto che oggi l’unico modo di accrescere il salario accessorio pro-capite è dato dalla diminuzione del personale in servizio, che restringe la platea dei destinatari del fondo. Si pensi alle conseguenze che ciò determina sulla mobilità volontaria che, anche se in modo convulso, è stata resa più flessibile dal Dl 80/2021: una spinta al trasferimento in enti in cui il trattamento economico accessorio è più elevato.

Il personale dei Comuni ha percepito mediamente nel triennio 2017/2019 salario accessorio per 5.240 euro pro capite; quello delle regioni 8.599 e quello delle camere di commercio 7.149. Cioè tra i dati medi dei comuni e delle regioni c’è una differenza di poco oltre il 60%. Nell’incentivazione della premialità la sperequazione aumenta: infatti nello stesso periodo nei Comuni era di 1.255 euro, nelle regioni era di 3.732 e nelle camere di commercio di 3.751 euro: una distanza di oltre il 200%.

Ma sono forti le differenze anche tra i Comuni. Si passa da un salario accessorio medio di 6.339 euro nel Lazio ai 3.924 della Sicilia, con una differenza di quasi il 62%, e per l’incentivazione della performance da 1.746 dei Comuni del Lazio a 611 dei Comuni della Calabria (differenza di oltre il 160%). A livello di dimensioni demografiche si passa da 6.827 euro in quelli con più di 1,5 milioni di abitanti (cioè Roma) a 4.638 negli enti con popolazione compresa tra 10mila e 60mila abitanti, con un dato medio nazionale di 5.240 euro, quindi con una differenza massima di oltre il 45%. Nella retribuzione premiale si passa da 2.002 euro di Roma a 895 dei Comuni con meno di 1.000 abitanti, cioè con una differenza di oltre il 120%.