Con lettera del 7 luglio 2025 la Commissione Europea afferma che lo schema di decreto ministeriale sugli indennizzi dovuti ai gestori uscenti nelle concessioni balneari contrasti con il diritto dell’Unione Europea.
Occorrerà quindi comprendere se il Governo vorrà andare allo scontro, con i conseguenti rischi giudiziari (soprattutto i rischi di una disapplicazione che aprirebbe un vuoto di difficile gestione) o modificherà lo schema creando un documento profondamente modificato e revisionato.
La criticità generale sulla concorrenza
La Commissione conferma le sue preoccupazioni già espresse sul rischio che la disciplina degli indennizzi possa determinare una restrizione o assenza della concorrenza. Gli indennizzi possono essere previsti, ma non devono produrre il rischio di un disincentivo alla partecipazione o, ben peggio, di una sovracompensazione.
Evidenzia, probabilmente come forma di modello, la presenza di procedure di selezione avviate da Comuni che prevedono compensazioni limitate solo agli investimenti non ancora ammortizzati e relativi a beni inamovibili. Questo modello è ritenuto conforme alla disciplina eurounitaria, e quindi da considerare come possibile riferimento (anche nel vuoto normativo attuale).
Le criticità emerse
La Commissione ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla compensazione degli investimenti sotto diversi profili.
Il primo riguarda il disincentivo alla concorrenza. Secondo la Commissione le disposizioni contenute nello schema di decreto potrebbero creare oneri indebiti, scoraggiando, di diritto e di fatto, nuovi operatori dal partecipare alle procedure di selezione. In merito evidenzia di avere notizia di procedure già avviate in cui la compensazione è stata limitata, affermando che queste procedure avrebbero correttamente limitato le compensazioni solo ad investimenti su beni non amovibili, non ancora ammortizzati, senza criteri ulteriori. Per la Commissione queste procedure seguono e rispettano le condizioni concordare con l’Italia, e si tratta di un elemento che merita di essere sottolineato: nell’attuale stato di vuoto normativo la Commissione indica una strada che ritiene perseguibile.
Diversamente, secondo la Commissione il decreto vorrebbe introdurre ulteriori voci di compensazione rispetto agli investimenti non ammortizzati, il che supera il limite concordato con l’Italia.
La possibilità di prevedere invece degli indennizzi per l’avviamento viene fortemente rigettata: questa opzione era già stato condannata dalla Commissione in precedenza, e tale opinione non muta. Nessun indennizzo che copra elementi ulteriori rispetto ai soli costi non ammortizzati relativi a beni non amovibili è ammesso, e l’estensione non può che determinare una restrizione della concorrenza.
Il trasferimento di beni dal concessionario uscente al gestore subentrante
La Commissione inoltre esclude del tutto che elementi come i beni immateriali e il valore dei beni mobili possano essere compresi tra le voci della compensazione. Secondo l’ente, il trasferimento di questi beni non può che essere regolato da contratti di diritto privato tra il gestore uscente e il gestore subentrante (che legittimante potrebbe non volerli acquisire usando altre risorse). Quindi non vi è ragione per essi di prevedere indennizzi.
Il termine per il pagamento dell’indennizzo
La Commissione contesta inoltre il termine previsto per il pagamento integrale dell’indennizzo (si ricorda che è diviso in quote: 20% all’aggiudicazione, 80% entro sei mesi dall’aggiudicazione).
L’autorità europea evidenzia che questo meccanismo sia in forte contrasto con gli obiettivi di concorrenza, scoraggiando la partecipazione in entrambi i meccanismi, anche perché si riflette anche sull’importo della cauzione. Non si contrasta, di per sé, l’onere posto a carico del subentrante di indennizzare l’uscente, ma i tempi di pagamento previsti.
Conclusioni
La tensione tra Commissione e governo in materia di concessioni balneari sembra avere raggiunto un livello alto.
Seppur la Commissione abbia evidenziato uno <<spirito di dialogo aperto, costruttivo e preventivo>> delle autorità, la lettera sembra evidenziare in più punti che il decreto estenda le voci di indennizzo andando oltre quanto già concordato, come a evidenziare un comportamento contraddittorio da parte del Governo.
D’altronde, allo stato il settore è investito da forti preoccupazioni, dato non solo il suo valore economico ma anche, di riflesso, il valore turistico e occupazionale, e anche sociale con riferimento ai gestori che abbiano natura molto ridotta e in cui il reddito delle persone dipenda solo dalla concessione. E lo scontro, caratterizzato anche da revirement, non può che risentire di questo, ma purtroppo si riflette anche sugli enti che devono gestire le procedure.
Ma c’è un minimo punto fermo: indennizzi solo per investimenti su beni non amovibili non ammortizzati. Oltre questo, secondo la Commissione, nessun indennizzo è ammesso. Seguire questa strada, nelle more del decreto, può essere una strategia difensiva utile, pur dovendosi aspettare contestazioni (anche giudiziarie) degli uscenti, le cui preoccupazioni economiche e sociali legate alla persistente incertezza dovrebbero forse trovare risposte diverse dalla creazione di sistemi destinati a censure sotto più livelli.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento