Artigianato e industria: pronto il bollino di tutela

Il Sole 24 Ore
19 Aprile 2024
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di CARMINE FOTINA (da Il Sole 24 Ore) Il vetro di Murano potrebbe essere protetto come oggi la pasta di Gragnano, il marmo bianco di Carrara come la bresaola della Valtellina, la ceramica di Caltagirone come le arance rosse di Sicilia. E gli esempi sono molti di più. Stiamo parlando di produzioni candidabili a un’indicazione geografica protetta sulla base del nuovo Regolamento europeo 2023/2411 che consentirà di estendere il sistema di protezione Igp, oggi applicato all’agroalimentare, anche all’artigianato e all’industria. Il percorso è lungo – l’entrata in vigore del Regolamento è prevista per il 1° dicembre 2025 – ma nelle ultime settimane ministero delle Imprese e del made in Italy, Regioni, Comuni e associazioni di impresa hanno accelerato le operazioni per selezionare la lista dei prodotti. Si parte da un primo elenco di 200 voci, sottoposto dal Cna al ministero, e dall’adozione di una serie di atti necessari per la trasposizione del quadro regolamentare europeo.
Le associazioni dei produttori
Un punto delle attività in corso è stato fatto ieri durante un convegno organizzato dal Mimit con la partecipazione di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Conferenza delle Regioni, Anci. Con un’avvertenza: solo una parte delle proposte già in pista arriverà alla fine della corsa, perché la condizione è che i produttori dello stesso territorio che si dimostreranno interessati, allettati dalla maggiore protezione a livello di proprietà industriale spendibile nell’export o dal ritorno di marketing e pubblicità, dovranno trovare un’intesa tra loro e costituirsi in una vera e propria associazione. Conterà poi, ovviamente, la valutazione finale dell’Euipo, l’ufficio europeo per la proprietà intellettuale.
Duecento opzioni in lizza
Confartigianato ha presentato al ministero una mappa delle specializzazioni provinciali, in tutto 2.232 che contano 87.992 unità locali con poco meno di 1,3 milioni di addetti. All’interno di questo macrocosmo andrà circoscritto il perimetro delle Igp artigianali e industriali. Le 200 opzioni di Cna al vaglio del ministero sono un eterogeneo campionario delle tradizioni e dell’inventiva dei territori, in più di un caso corrispondenti a sistemi distrettuali, con tessile, vetro, ceramica e comparto orafo in prima fila. Qualche esempio tra i tanti: il liuto di Cremona e il merletto di Cantù in Lombardia, i mosaici di Ravenna e l’ocarina di Budrio in Emilia-Romagna, l’arte orafa di Valenza e il ricamo di Lanza in Piemonte, le maschere di Venezia e l’arte del ricamo in Veneto,i costumi tipici della Carnia in Friuli-Venezia Giulia, il loden in Alto Adige, le pantofole di Gressoney in Valle d’Aosta, le sedie campanine di Chiavari in Liguria. Nel Centro Italia l’alabastro di Volterra e il sigaro toscano, l’arte orafa di Scanno in Abruzzo, la coltelleria di Frosolone in Molise, il rame sbalzato di Civita Castellana nel Lazio, le tovaglie perugine in Umbria, la fisarmonica nelle Marche. E poi il Sud: le porcellane di Capodimonte, il presepe napoletano, l’arte orafa di Marcianise in Campania, la tecnica del mosaico di Monreale e i pupi in Sicilia, la cartapesta di Lecce e la lavorazione della pietra di Trani in Puglia, le brocche di terracotta in Calabria, i tessuti a mano di Avigliano in Basilicata, la lavorazione del bronzo e del ferro del Sulcis in Sardegna.
Regole e procedure
In Italia al momento il riconoscimento dei prodotti artigianali e industriali tipici è affidato a normative regionali che mirano soprattutto alla salvaguardia dei mestieri. «Il Regolamento europeo rappresenta un’evoluzione, con risvolti potenzialmente utilizzabili anche negli accordi bilaterali sul commercio con Stati extra-Ue» dice il ministro Adolfo Urso. Come detto, però, l’iter non sarà una passeggiata. Con la legge per il made in Italy, aggiunge Urso, «l’Italia ha posto le basi per la trasposizione del regolamento con l’obiettivo di essere subito operativa alla data di entrare in vigore». Il Dipartimento mercato e la tutela del ministero, guidato da Amedeo Teti, curerà le fasi di implementazione e in particolare l’Ufficio brevetti e marchi sarà l’autorità competente per l’esame della domanda a livello nazionale.
La legge dispone che i produttori interessati si organizzino in associazioni e adottino dei disciplinari di produzione (nome del prodotto, descrizione del metodo di produzione, regole di etichettatura) da presentare alla Regione di appartenenza che dovrà fare la ricognizione finale da sottoporre al ministero e poi alla Ue. Non è un punto banale perché, a differenza delle quasi 150 Igp esistenti nel settore agroalimentare, la condivisione di standard produttivi o pratiche commerciali tra imprese artigiane o addirittura industriali, potrebbe rivelarsi abbastanza complicata. Non è un caso forse che nei 6 Paesi che già negli anni scorsi in questo campo hanno anticipato il Regolamento europeo la lista dei prodotti protetti sia molto ristretta, ad esempio 21 in Francia. * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 19 aprile 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)