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Con una nota tecnica recentemente diffusa, l’ANCI analizza le problematiche connesse alla determinazione dei canoni annui per le concessioni demaniali marittime per il 2025. Nonostante il Ministero delle Infrastrutture abbia annunciato un aggiornamento con riduzione del -0,65%, il relativo decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, a causa della sentenza del TAR Lazio che ha annullato il precedente provvedimento. Intanto, la piattaforma SID applica comunque l’adeguamento ISTAT, senza tener conto del previsto aumento del 10% per mancata adozione del decreto entro il 31 marzo, generando incertezza negli enti locali.
Il contesto: decreto bloccato e canoni già caricati nel SID
Con nota prot. 6079 del 20 dicembre 2024, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva comunicato l’aggiornamento dei canoni per le concessioni demaniali marittime per l’anno 2025, fissando un adeguamento pari a -0,65% sulla base dell’indice ISTAT. Il relativo decreto ministeriale n. 218 del 18 dicembre 2024, pur in corso di registrazione, non è mai stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Tuttavia, il sistema informatico ministeriale SID ha comunque caricato i canoni per il 2025 applicando automaticamente quella riduzione, creando così una prima discrasia normativa.
L’interruzione del processo di pubblicazione si deve alla sentenza del TAR Lazio n. 13/2025, che ha annullato il decreto n. 321 del 30 dicembre 2022, il quale faceva uso di un indice non previsto dalla normativa (indice dei prezzi alla produzione industriale), anziché quello previsto (indice per il mercato all’ingrosso, non più elaborato dall’ISTAT). In via precauzionale, il Ministero ha quindi sospeso la pubblicazione del nuovo decreto n. 218/2024.
Il paradosso normativo: adeguamento automatico vs obbligo di legge
La nota ANCI sottolinea come la mancata pubblicazione del decreto ministeriale entro il 31 marzo 2025 comporti l’applicazione automatica di un aumento del 10% degli importi unitari dei canoni, ai sensi dell’art. 4, comma 11, della legge n. 118/2022. L’ANCI rileva che tale disposizione è cogente e priva di margini interpretativi, ma nel sistema SID non vi è traccia dell’incremento previsto per legge, né di direttive operative da parte del MIT.
In pratica, si verifica un cortocircuito giuridico-amministrativo: il decreto che doveva confermare la riduzione del canone è bloccato, ma il sistema digitale lo applica comunque. Intanto, la legge prevede un aumento per la mancata adozione del decreto stesso, creando un vuoto procedurale che richiede chiarimenti urgenti da parte del Ministero.
Il nodo del conguaglio e gli anni pregressi
La nota richiama l’attenzione anche sul fatto che il MIT dovrà definire modalità e tempi per il conguaglio tra gli importi caricati automaticamente e quelli effettivamente dovuti una volta emanato il nuovo decreto. La situazione si complica ulteriormente alla luce dell’art. 6 del D.L. 19 maggio 2025 n. 43, che ha introdotto modifiche anche per gli anni 2023 e 2024, richiedendo un ricalcolo sulla base dell’indice ISTAT corretto.
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