Equo compenso, è caos sugli appalti pubblici: le posizioni di ANAC e giustizia amministrativa

Il Sole 24 Ore
6 Maggio 2024
Scarica PDF Stampa
Modifica zoom
100%

Dal Sole 24 Ore Sull’applicazione dei principi dell’equo compenso agli appalti banditi dalla Pubblica Amministrazione si susseguono interpretazioni e sentenze tra loro contradditorie. Dopo la presa di posizione dell’ANAC che nel suo bando tipo per i servizi di progettazione, in elaborazione, ha annunciato di voler escludere l’applicazione dell’equo compenso agli appalti, la scorsa settimana è arrivata una sentenza del TAR Lazio (la n. 8580 del 30 aprile) che, in senso contrario, ritiene invece pienamente applicabili i principi dell’equo compenso anche alle gare, con la conseguenza di voler escludere qualsiasi ribasso sugli importi a base d’asta per la progettazione. In realtà su questo contrasto non c’è ancora una parola definitiva. La stessa ANAC, in una nota, ha chiesto a Governo e Cabina di regia di intervenire con un chiarimento risolutivo, sull’accavallarsi delle due leggi: quella dell’equo compenso che applicandosi a tutta la PA punta a escludere i ribassi e il successivo codice degli appalti, che, al contrario, li ammette anche in virtù delle direttive europee. In questa diatriba, ovviamente, le istituzioni di categoria (Consiglio nazionale ingegneri e architetti) si sono da tempo schierate a favore della piena applicazione dei principi dell’equo compenso alle gare di progettazione e a difesa dello stop ai ribassi. Il Consiglio ingegneri si è ora rivolto al Governo per segnalare che la legge sull’equo compenso «sovente viene disattesa negli affidamenti regolati dal Codice dei contratti pubblici» con «interpretazioni forzate». Una prassi che secondo il Centro studi Cni riguarda l’80% dei bandi. * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 6 maggio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)