A partire da oggi, l’Agcom vigilerà sul comportamento degli utenti online, affinché i contenuti – siano essi film, canzoni, articoli, software e via dicendo – rimangano esclusivamente ai legittimi proprietari e non vengano diffusi, come abitualmente avviene sui siti di condivisione.
Con il nuovo provvedimento, da una parte, insomma, si tutelano le etichette discografiche, cinematografiche e gli editori, mentre, dall’altra, si vuole dare la possibilità a chi si ritenga defraudato di un contributo di tipo intellettuale finito in rete, di essere in realtà l’unico possessore legale di tali contenuti.
Con il nuovo regolamento, dunque, basterà collegarsi al sito “reclami” appositamente creato, ddaonline.it, e da lì segnalare l’eventuale abuso, indicando la url del contenuto copiato e diffuso illecitamente. Quindi, sarà proprio l’Agcom a prendere i provvedimenti, inizialmente intimando all’uploader originario di rimuovere l’opera e, quindi, intervenendo con misure più drastiche, ivi compreso il possibile oscuramento del contenuto incriminato o la rimozione forzata. Ci saranno 5 giorni di tempo per l’utente, dopodiché l’Authority interverrà d’imperio. Il tutto, secondo le previsioni, dovrebbe concludersi nell’arco di un mese, al massimo.
Tutto ciò, sia la denuncia che l’intervento dell’Agcom, si svolgerà direttamente online, dunque senza ricorrere ad agenti terzi tra istituzioni e utente “imputato” per la diffusione di un contenuto senza la legale detenzione della sua proprietà intellettuale.
Non mancano, comunque, le perplessità sul regolamento entrato in vigore questa mattina. Da una parte, si accusa l’Agcom di voler intervenire in un flusso difficilmente arrestabile di informazioni, senza colpire i siti di hosting, reali responsabili della diffusione dei contenuti. Non a caso, in questo campo un intervento simile, così circoscritto territorialmente e di efficacia ancora tutta da dimostrare, pare un tentativo di voler “arrestare” il mare con le mani. Dall’altra, poi, c’è chi punta il dito contro la stessa Agcom, che si sarebbe affidata un potere eccessivo rispetto alle proprie funzioni, in grado di sfiorare persino le funzioni della magistratura.
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