Ministro Giorgetti: Pil a +1% alla portata, niente Manovra lacrime e sangue

di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
10 Luglio 2024
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di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

All’assemblea dell’Abi Giancarlo Giorgetti incassa prima di tutto una notizia positiva per i conti pubblici. Con la stima di un Pil a +0,3% nel secondo trimestre dell’anno, indicata ieri mattina dal Governatore di Bankitalia Fabio Panetta, il ministro dell’Economia può ribadire come «ampiamente alla nostra portata» l’obiettivo di una crescita annuale all’1%, parecchio criticato quando ad aprile fece la sua comparsa nel Def mentre gli altri osservatori disegnavano per l’economia italiana una curva assai più piatta. Con le cifre di Via Nazionale, del resto, la crescita acquisita a giugno arriverebbe allo 0,9%. E su premesse del genere, ma Giorgetti non lo dice invocando le «cautele del caso» inevitabili in materia, l’Italia reale potrebbe rivelarsi ancora più dinamica di quella fotografata dalle tabelle di finanza pubblica; in una dinamica diventata quasi abituale negli ultimi anni premiando la buona dose di prudenza esercitata dal Tesoro.

Per completare lo scenario in cui si muove questa vigilia di attesa della prima Manovra governata dalle nuove regole fiscali Ue va aggiunto l’aumento delle entrate superiore al previsto, figlio di un’economia ancora vivace e di un tasso di occupazione ai massimi. La corsa ancora non si è ribaltata sui conti pubblici, perché l’assestamento ora all’esame delle Camere serve ad allineare il bilancio alle previsioni del Def e ha utilizzato quell’incremento per un paio di miliardi per finanziare una serie di voci di spesa, dalla gestione dei migranti alle calamità naturali.

Ma i bollettini mensili del Dipartimento Finanze mostrano un ritmo più intenso di quello ipotizzato ad aprile, con un aumento del 9,7% nei primi cinque mesi del 2024 che si confronta con un +2,65% previsto dal Def.
Certo, quest’ultimo dato è su base annua e quindi il risultato finale dipenderà da come andranno le cose nei prossimi mesi, ma la distanza è ampia e già l’autoliquidazione di fine mese (e i tempi supplementari ad agosto con la minipenalità dello 0,40%) saranno decisivi a chiarire la situazione in vista del programma di bilancio da inviare a Bruxelles.Più indicatori, insomma, concorrono a dire che poteva andare peggio, pur con le incognite non banali rilanciate dallo stesso Panetta.

Ma nessuno di loro prospetta “tesoretti” o ricette facili per le prossime tappe di una finanza pubblica che con il Superbonus ha rimesso il debito/Pil su una strada in salita ed è destinato al primato Ue sul tema in tre anni. «Il Paese è chiamato a rispondere a sfide che presentano numerosi e forti elementi di criticità», avverte sempre Giorgetti arruolando nella partita le stesse banche riunite nell’assemblea della loro associazione (si vedano gli altri articoli in pagina). Ma per il titolare dei conti questo non si traduce in «una manovra lacrime e sangue», che per Giorgetti «non serve» anche se ha già cominciato a essere evocata da molti, quanto piuttosto in «una seria politica di controllo della spesa pubblica» affiancata da «un miglioramento dell’efficienza del prelievo fiscale».

Il punto è intendersi sulle definizioni. Perché, in un Paese abituato per molti anni a considerare il deficit come fonte principale del finanziamento delle politiche pubbliche, in effetti il suo abbandono può far immaginare pianti e ferite. Ma continuare su quella strada sembra oggi impossibile, per via dei numeri ma anche dell’indicazione chiara ribadita da Giorgetti secondo cui il ritorno del «bilancio in pareggio al netto dei costi del debito pregresso» è «un dovere morale per le prossime generazioni» prima ancora di essere un «obiettivo politico» o un vincolo comunitario, anche per «uscire dalla condizione di Paese ad alto debito perennemente sotto esame».Questo non significa non fare la manovra, ma coprirla. E selezionare gli interventi per concentrarli «sullo sviluppo della competitività delle imprese». Gli ingredienti della ricetta sono offerti dalla stessa congiuntura, che nel riassunto di Giorgetti vede un «andamento ancora favorevole delle costruzioni e segnali di dinamismo dai servizi», ma anche «il perdurare della stagnazione della produzione industriale» nell’attesa (quasi finita) di Transizione 5.0. Le entrate migliori del previsto, risparmi non marginali rispetto alle stime da misure come il reddito di inclusione e un’economia ancora in crescita potranno dare una mano importante, insieme a una Bce a cui Giorgetti torna a chiedere «un’accelerazione graduale ma decisa» sul taglio dei tassi. Ma la strada da fare, mentre la spesa reale del PNRR continua a zoppicare, è ancora lunga.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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