Rapporto di lavoro: nel whistleblowing un asset strategico per vantaggi competitivi

di IVANO MACCANI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
3 Febbraio 2025
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di IVANO MACCANI (dal Sole 24 Ore)

Tra le tante sfide che si presentano ai manager, sempre più rilevanza assumono la gestione delle risorse umane e il benessere organizzativo, atteso che pubbliche amministrazioni, enti pubblici e aziende sono il luogo dove le persone trascorrono gran parte del loro tempo. Se viviamo male le ore di lavoro, viviamo male anche il resto della giornata. In effetti, gli studiosi ci dicono che la persona che vive una condizione di frustrazione lavorativa tende ad accumulare una serie di insoddisfazioni, a sentirsi inadeguata. La frustrazione lavorativa spesso viene esportata nell’ambiente familiare, che è il contesto in cui l’essere umano si sente più libero e quindi anche libero di sfogarsi. La cosiddetta “generazione Z” non accetta più di svolgere un ruolo che non sia gratificante, desidera riconoscersi nel ruolo, sentirsi parte di qualcosa. Serve pertanto la partecipazione, quella che ci fa sentire utili svolgendo quel ruolo.

Misurare e garantire il benessere del personale rappresentano pertanto aspetti particolarmente significativi per ottimizzare il capitale più importante, quello umano. In effetti, un maggior benessere significa maggiore produttività, minor assenteismo e costi sociali inferiori. L’attivazione di idonei ed efficaci “modelli organizzativi” – che necessariamente devono includere la previsione e concreta attuazione dell’istituto del whistleblowing – consente non solo di migliorare la governance e prevenire la commissione di reati ma anche di migliorare il benessere organizzativo, nonché ottenere riconoscimenti e vantaggi anche nei rapporti interni ed esterni. I primi in grado di intuire e ravvisare eventuali anomalie all’interno di una struttura pubblica o privata sono coloro che vi operano e vi lavorano, atteso che si trovano evidentemente in una posizione privilegiata per ascoltare, vedere e sapere. Chi, trovandosi all’interno della struttura, tenti di segnalare un comportamento illecito è un whistleblower. Appare evidente che, potendo l’informazione riguardare comportamenti contrari a disposizioni normative o a regolamenti interni, le procedure di segnalazione possono rappresentare un concreto supporto per i manager e loro collaboratori.

Ogni manager deve pertanto supportare la crescita puntando anche su ascolto, trasparenza e coinvolgimento dei dipendenti. Empatia, attenzione ai bisogni e segnali interni ed esterni, lettura delle aspettative e desideri delle persone tramite l’ascolto devono essere una regola chiave per tutti. 
È importante capire, prendere possesso delle informazioni, prevenire e affrontare i conflitti, considerato che generalmente un conflitto latente è destinato a peggiorare non a risolversi da sé. Con la facilitazione dei flussi di segnalazione e della comunicazione interna, che non deve essere interpretata alla stregua di una delazione, le persone, i dipendenti, diventano loro stessi protagonisti. È cruciale che l’intero sistema faccia sentire la propria voce per migliorare il sistema stesso.

In conclusione possiamo affermare che il whistleblowing può favorire processi di innovazione organizzativa tramite la valorizzazione delle risorse, l’accrescimento dei valori immateriali e di partecipazione, con conseguenti benefici di efficienza ed efficacia nel conseguimento degli obiettivi. Può pertanto rappresentare una leva di miglioramento generale e assumere varie configurazioni, quali quella di strumento di indirizzo e guida utile al processo di formazione delle decisioni manageriali; quella di sistema di tutela di reati, di condotte illecite, disservizi e sprechi e strumento di veicolazione e accrescimento della cultura e dei valori identitari dell’organizzazione.

In sostanza, lo strumento del whistleblowing, ove utilizzato nel verso giusto, con un approccio illuminato, può rivelarsi un asset strategico e assicurare vantaggi competitivi. Dalle prime norme varate in materia, di strada ne è stata fatta, ma ancora lungo è il percorso per un auspicabile necessario cambiamento culturale incentrato sulla diffusione dell’informazione e della legalità in ambito pubblico e privato. Purtroppo, si continua ad avvertire un certo ritardo e una tendenza a sottovalutare la questione. È pertanto importante che si diffondano segnali concreti, soprattutto da parte dei manager, unitamente a una contagiosa determinazione nella tutela della riservatezza di chi segnala gli illeciti. Come diceva Eleonor Roosevelt, la legalità non deve essere solo un compito dello Stato, ma una responsabilità di ogni individuo. Se ognuno di noi fa qualcosa, amava dire Don Puglisi, allora si può fare molto.

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 31 gennaio 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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