Se pensiamo che la trasparenza amministrativa sia una porta girevole sempre aperta, la giurisprudenza non perde occasione per farci ricredere, mostrando che, a volte, la porta si chiude con garbo ma decisione, soprattutto quando qualcuno tenta di entrare… con un camion carico di richieste. Fra le pronunce più recenti, risulta particolarmente interessante la sentenza del Consiglio di Stato, Sez. IV, 25/11/2024, n. 9470, la quale ha ribadito fondamentalmente l’orientamento secondo il quale l’accesso civico può essere negato quando assume carattere massivo e vessatorio, a configurare un vero e proprio abuso del diritto, ciò trattando, nella specie, di materia ambientale, matrice che la ricollega al precedente della medesima Sezione, 14 marzo 2023, n. 2635 e della Sez. V, 10 novembre 2022, n. 9843, ivi espressamente richiamati, ove è ribadito, per l’appunto, che “In tema di accesso in materia ambientale è legittimo il diniego opposto a una istanza di accesso ad informazioni ambientali, ove dall’istanza stessa emerga che l’interesse che si intende far valere non è un interesse ambientale e che lo scopo del richiedente è quello di acquisire dati di natura diversa, ovvero emulativi, concorrenziali, di controllo generalizzato, anticompetitivi.” e, inoltre, che “…il giudice chiamato a pronunciarsi sulla legittimità dell’eventuale diniego espresso o tacito (e prima ancora la stessa amministrazione) ben può pronunciarsi sull’effettiva sussistenza in capo al richiedente di un suo interesse propriamente “ambientale” agli effetti dell’accoglibilità della sua richiesta di accedere alla documentazione asseritamente contenente le “informazioni ambientali” da lui ricercate.”
E sorge spontanea una domanda che ormai da anni anima il dibattito tra operatori e studiosi del diritto amministrativo: il c.d. “accesso civico generalizzato” realizza definitivamente la “P.A. casa di vetro”?
La risposta, come dimostra la vicenda decisa dal Consiglio di Stato, con la sentenza testè citata, non può essere semplicistica né tantomeno affermativa in senso assoluto. Se da un lato l’accesso civico generalizzato è stato introdotto proprio per rafforzare la trasparenza e il controllo diffuso sull’azione amministrativa, dall’altro la giurisprudenza, ha progressivamente chiarito che tale strumento non può essere utilizzato in modo indiscriminato o addirittura strumentale.
►Continua a legge l’approfondimento
Trasparenza sì, ma con giudizio: quando l’accesso agli atti diventa abuso
Approfondimento di Domenico Trombino
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento